La presidente piemontese di CNA Impresa Donna Rosanna Ventrella torna al Make in Italy Festival, evento promosso da CNA Vicenza, questa volta non in qualità di imprenditrice, ma di artista. Grazie alla presidente di CNA Vicenza Cinzia Fabris, Ventrella e la stilista Luisa Del Vecchio hanno dato vita alla mostra “La donna effimera”.

Di seguito la recensione firmata dalla scrittrice e giornalista Antonella Frontani.

Quando Claude Debussy si sentì tramortire dall’indiscutibile bellezza della scultura marmorea, sentì all’improvviso crescere in sé la forza evocativa della musica che generò il gesto: è così che nacque uno dei suoi Preludi più belli, Danseuses de Delphes.
Fu la visione di quell’opera sublime, dunque, ad evocare al Maestro il movimento delle Danzatrici di Delfi dando vita ad una indimenticabile pagina musicale.

La potenza che può sprigionare l’immobilismo di un’opera, il suo silenzio, le forme sinuose, il messaggio subliminale è ciò che ha spinto l’artista Rosanna Ventrella e la stilista Maria Luisa Del Vecchio ad allestire una delle più suggestive mostre sull’eterno femminino, la femminilità nella sua essenza immutabile secondo Goethe.

E’ l’esibizione di tredici manichini recuperati da una discarica e portati alla luce, tutti di materiale diverso. Ad ognuno è stata dedicata un’idea di fondo e una tecnica di lavorazione diversa per dotarli di personalità e carattere.

Il risultato è sorprendente: il manichino, storicamente privo di ruolo e identità, diventa protagonista, rubando la scena, per diventare un meraviglioso corpo di donna decorato. Bottoni, pietre, pezzi di stoffa e sofisticati dipinti hanno dato vita a tredici opere di bellezza commovente, capaci di evocare lo spirito della donna in sé contenuta. E’ come se quelle forme esondassero per sprigionare la forza di tutte le donne del mondo: emancipate, schiave, combattenti, solidali, vittime, artiste. E’ l’assenza del volto, la magia dei corpi sinuosi, la mancanza di un’espressione ad evocare tutti gli sguardi femminili possibili, senza confini geografici o culturali.

E’ come vedere gli occhi di brace di un’anziana etiope o quelli trasparenti di una giovane irlandese. E’ come assistere alla fuga di una ragazza palestinese o al cammino di una madre peruviana che porta sulle spalle il suo bambino.
Al fianco di ogni manichino, un abito di altrettanta sperimentazione che, in questo caso, accetta mite il ruolo subalterno. Assistere a questo meraviglioso ribaltamento delle posizioni è come assistere al rovesciamento di rigidi schemi sociali, al trionfo delle minoranze, al riconoscimento dell’importante funzione che l’ombra svolge per dar risalto alla luce.

Quale migliore messaggio per dare forza ad una manifestazione come Make in Italy Festival, evento di respiro nazionale dal carattere sostenibile, digitale e creativo? La mostra, infatti, si è tenuta all’interno dell’evento, giunto alla seconda edizione, per stimolare l’arte di fare impresa nel campo manifatturiero. L’intento nobile di stabilire un vero e proprio modello di crescita attraverso una forte condivisione tra imprenditori, istituzioni e territorio è l’intento di Make in Italy che non vuole sostenere il successo fine a se stesso, ma il legame tra impresa e tessuto sociale, uomo e luogo.

Ecco perché il messaggio non può essere scevro dalla bellezza, l’eleganza e dalle urgenze dell’anima.

Quei tredici manichini assolvono in pieno alle esigenze di un evento così ambizioso arricchendolo della necessaria bellezza, viatico per la perfetta armonia. Le opere di Rosanna e Maria Luisa sembrano racchiudere, nel contempo, l’atmosfera metafisica di Giorgio De Chirico, le curve affascinanti delle sagome di Mark Kostabi e il tentativo di abbattere ogni gerarchia nelle arti, proprio come faceva il futurista Fortunato Depero.

La Donna effimera incarna la bellezza per un istante, il tempo necessario alla sua contemplazione affinché assurga al sublime.
Molti i visitatori, molti di loro commossi…

Antonella Frontani

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