Venerdì 10 luglio, CNA Piemonte insieme ad alcune altre associazioni di categoria e ordini professionali hanno partecipato a un incontro promosso dai gruppi parlamentari di Forza Italia per aggiornare deputati e senatori sullo stato di tutto il comparto. In particolare, l’audizione è servita per ribadire il forte impatto che iniziative fiscali e sgravi possono avere su un settore che occupa circa 500 mila imprese, di cui 350 mila circa sono micro e piccole imprese artigiane.
L’intervento del presidente di CNA Piemonte Fabrizio Actis.
Buonasera a tutti Voi.
Innanzitutto vorrei ringraziare a nome di tutta la CNA Piemonte l’Onorevole Roberto Rosso, responsabile nazionale politiche della casa, per aver organizzato questo incontro e per aver invitato la CNA a parteciparvi.
Ringrazio parimenti l’Onorevole Paolo Zangrillo, coordinatore regionale di Forza Italia ed attraverso di Lui, vogliamo ringraziare tutti i parlamentari piemontesi di Forza Italia, tra cui Claudia Porchietto, il Presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e l’assessore regionale alle attività produttive Andrea Tronzano, con cui coltiviamo proficui rapporti di collaborazione.
Un caro saluto al presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi ed al vice presidente Onorevole Antonio Tajani per essere collegati qui con noi oggi, per parlare di un tema fondamentale per la rinascita della nostra amata Italia.
Sulla locandina dell’incontro odierno, avete inserito uno slogan che focalizza un’importanza strategica: “La casa viene prima”, infatti noi consideriamo il “patrimonio casa” cruciale per la ripartenza della nostra economia.
Non solo la casa viene prima, perché per gli Italiani dal dopoguerra ad oggi è sempre stato un obbiettivo da realizzare durante il corso della propria vita, ma in un momento di crisi emergenziale come quello che stiamo vivendo, trovare strumenti che permettano ai cittadini di investire sulla casa, soprattutto dal punto di vista dell’efficientamento energetico, permette non solo di valorizzare un patrimonio immobiliare che negli ultimi anni ha perso parte o gran parte del proprio valore, ma genera un meccanismo virtuoso per dare lavoro alle imprese del settore.
E noi sappiamo bene cosa vuol dire oggi risollevare un settore, quello della filiera delle costruzioni, che subisce ancora i danni della crisi economica del 2008, figuriamoci se nel prossimo futuro questo settore dovrà ulteriormente subire le conseguenze della crisi legata alla pandemia.
Per il comparto casa nel nostro Paese operano diversificate tra i vari settori circa 500 mila imprese, di cui 350 mila circa sono micro e piccole imprese artigiane.
Noi come CNA pensiamo che questo tema, sempre stato a noi caro, debba necessariamente essere approcciato, in termini di riqualificazione del patrimonio edilizio in essere, piuttosto che il pensare alla realizzazione di nuove unità abitative, focalizzando l’attenzione sui seguenti aspetti:
- occorre pensare alle città più piccole e ai piccoli paesi di provincia come nuova soluzione residenziale per decongestionare le realtà urbane e su questo aspetto non voglio dilungarmi ulteriormente, perché penso sia ben chiaro nella mente di tutti noi;
- occorre che la riqualificazione del patrimonio immobiliare sia pensata e vada nella direzione di un’edilizia sempre più attenta alla sostenibilità ambientale, cioè verso un’edilizia “green” per usare un termine oggi molto in voga e soprattutto con un’attenzione particolare focalizzata sempre più sull’efficientamento energetico;
- inoltre l’evoluzione delle esigenze abitative deve essere vista in relazione alle modificazioni demografiche dei vari territori – che in Italia sono molto diversi tra loro – e soprattutto deve essere calata nel contesto delle famiglie odierne, profondamente diverse da quelle di un tempo;
- altro aspetto importante cui tenere conto, in un contesto come quello oggi in discussione, è sicuramente il miglioramento della qualità di vita all’interno delle nostre città e questo aspetto passa inevitabilmente attraverso la realizzazione di nuovi sistemi di mobilità urbana;
- un ultimo aspetto, anche se non ultimo in ordine di importanza: occorre investire per dotare ogni singolo angolo del nostro territorio di infrastrutture immateriali e sistemi digitali di connessione, al fine di permettere anche alle imprese delocalizzate – in aree montane e collinari ad esempio – di poter avere strumenti disponibili per essere al passo con le altre imprese, ma anche per permettere a chi lo può utilizzare la pratica dello “smart WORKING” avviata durante la pandemia.
Quali strumenti utilizzare per raggiungere questi ambiziosi obbiettivi?
Sicuramente il meccanismo virtuoso delle detrazioni fiscali – e parlo di quelle del 65% per efficientamento energetico e del 50% per le ristrutturazioni edilizie – ha permesso in questi anni al comparto quantomeno di reggere, per cercare di uscire dalla grave crisi economica iniziata nel 2008.
Mi piace ricordare che la prima proposta che suggerì ed introdusse il meccanismo delle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni, fu avanzata dalla CNA nazionale ed assunta dai vari governi che si sono succeduti, compresi i governi del Presidente Berlusconi e tra i parlamentari Piemontesi che condivisero la nostra proposta, ci fu anche l’onorevole Meluzzi proprio di Forza Italia.
Questo meccanismo va assolutamente mantenuto e se possibile addirittura potenziato, perché completamente diverso dal nuovo “Ecobonus 110%”, che almeno sulla carta dovrebbe rappresentare un ulteriore ottimo veicolo per il rilancio dell’economia, ma occorre che venga reso operativo il prima possibile, altrimenti invece di uno strumento utile rappresenta ad oggi un freno sugli ordinativi.
Rispetto all’Ecobonus 110%, purtroppo ad oggi non conosciamo ancora i relativi decreti attuativi con le regole certe ed i paletti che dovranno essere osservati per averne diritto.
Senza voler fare polemica mi sembra importante fare una precisazione: purtroppo aver emanato un decreto, averlo annunciato pubblicamente al Paese, senza però ancora regole certe sui meccanismi di funzionamento, ha creato alle imprese non pochi problemi di comunicazione con i clienti/cittadini, perché dal giorno dopo che la notizia è stata diffusa, tutti o quasi hanno pensato di averne diritto e questo non va bene.
Fondamentale è la sua applicazione a tutto il patrimonio edilizio abitativo senza distinzioni tra prima e seconda casa, sia condomini sia case indipendenti e soprattutto anche tutti gli immobili aziendali.
Altrettanto importante e fondamentale è garantire la cessione del credito direttamente agli intermediari finanziari da parte del cittadino, banche comprese – sottolineo banche comprese – evitando quindi i meccanismi di anticipazione dei costi da parte dei proprietari/occupanti degli immobili, che disincentivano gli interventi di riqualificazione e ristrutturazione edilizia.
Vorrei precisare che è vitale che questo meccanismo, oltre all’Ecobonus 110%, dovrà essere esteso anche alle detrazioni fiscali del 65% per efficientamento energetico e del 50% relative alle ristrutturazioni.
Al contrario, in ultima analisi, riteniamo assolutamente problematici i meccanismi di “sconto in fattura” che graverebbero invece sulla situazione finanziaria delle imprese, già segnate negativamente dalla grave crisi economica ulteriormente accentuata dalla pandemia in corso.